L’uomo invisibile / L'homme invisible - Camillo Bongiovanni

Un étrange étranger hante les lieux et la mémoires des gens du quartier, symbole de la déshumanisation en cours. Un conte moderne de Camillo Bongiovanni (traduction à la suite).

    

Avertissement : Cette nouvelle est publiée dans le cadre d’un partenariat entre le Decamerone 2020 Scrittori alla finestra initié par Gianmarco Parodi en Italie. Ce projet littéraire participatif réunissant 35 auteurs et dont les benéfices iront à Protection civile italienne est joignable ici : http://www.proimmagine.it/decameron2020/

  

  

L’uomo invisibile

 

In una città, di cui ora non ricordo il nome, viveva un uomo.

Questa città non era molto grande, cosicché gli abitanti si conoscevano quasi tutti, molti anzi erano addirittura imparentati tra loro. Quell’uomo però viveva da solo e non aveva parenti prossimi. Alcuni dicevano che venisse da fuori, altri che un tempo fosse sposato con una ragazza del luogo, ma nessuno ne aveva la certezza o ricordava di preciso che nome avesse la moglie, se mai era esistita. Ad ogni modo, usciva tutte le mattine alla stessa ora dalla sua modesta abitazione e percorreva sempre le stesse strade, fermandosi negli stessi posti e negozi. Se oggi chiedessi alle persone che lo incontravano durante la sua passeggiata, o ai negozianti che lo servivano, quanti anni avesse o quali fossero i suoi lineamenti, nessuno avrebbe dato una risposta uguale ad un’altra. Chi avrebbe sostenuto che si trattava di un uomo ancora giovane, chi di mezza età, chi di un tipo avanti negli anni; alcuni lo descrivevano come basso, altri di altezza normale, qualcun altro decisamente alto. I suoi capelli avevano un colore cangiante, che variava, a seconda dell’interlocutore, dal biondo paglierino al nero più cupo o addirittura al grigio, che in poco tempo sarebbe mutato in bianco completo. C’era anche chi sosteneva portasse gli occhiali, chi invece che ci vedesse senza, chi era sicuro si muovesse a stento reggendosi su un bastone (o era una stampella?), chi invece che camminasse dritto e spedito. Fatto sta che quest’uomo, così comune, attraversava le vite dei suoi concittadini senza che nessuno lo notasse, silenzioso ed invisibile. Ogni giorno andava dal giornalaio a ritirare la sua copia di quotidiano, dal fruttivendolo a comprare qualche ortaggio e della frutta, che infilava in una comunissima sporta di tela, dove di seguito andavano ad accumularsi anche del pane, della carne, a volte una bottiglia di latte e qualche pacchetto di sigarette. Si racconta, infatti, che fosse un accanito fumatore, mentre altri sostengono ancora oggi che si tenesse a debita distanza ogni volta che si fosse imbattuto in qualcuno con una sigaretta accesa. Dopo aver concluso la sua passeggiata quotidiana, tornava a casa, o quanto meno così si supponeva, dato che nessuno sapeva dove abitasse. Un anno, verso la fine di febbraio, mentre abbassava la saracinesca della sua bottega, il panettiere fu colto da una sensazione indefinita, come se gli fosse sfuggito qualcosa di importante. Essendo ormai tardi, e non vedendo l’ora di mettersi a letto dopo la giornata faticosa, non si soffermò molto su quel particolare, ma si avviò verso casa fischiettando. Il giorno dopo qualcosa di simile accadde al fruttivendolo, mentre stava risistemando in negozio le cassette delle arance, ma siccome ne aveva ancora molte altre, lasciò cadere quel pensiero di un attimo e se ne dimenticò completamente. Qualche tempo dopo, mentre stava contando i soldi della cassa, il macellaio si rese conto che ultimamente gli affari non stavano più andando tanto bene e che gli incassi erano diminuiti in maniera abbastanza preoccupante. A quel punto, controllando gli avanzi della giornata, si accorse che un particolare taglio, riservato per un cliente abituale, era stranamente ancora nel bancone. Chiese alla moglie se avesse notizie di quell’uomo che tutti i giorni passava a prenderlo, ma lei non ricordava di averlo visto già da parecchi giorni. Il macellaio andò dal giornalaio, ma anche lui sosteneva di non saperne niente già da qualche settimana. Insieme interrogarono il panettiere, che si aggiunse alla comitiva, quando questa decise di interpellare anche il tabaccaio ed infine il fruttivendolo. Anche quest’ultimo sembrò cadere dalle nuvole quando venne interrogato sulla sorte del cliente misterioso. All’improvviso, il farmacista, che si era incuriosito per il fatto di non vendere più una certa medicina, si ricordò che tutte le domeniche osservava quell’uomo mentre usciva dalla messa. Convennero allora di andare dal parroco per avere notizie dello scomparso. Il vecchio curato li accolse in sacrestia e, pur non sapendo dare un nome allo sconosciuto fedele, almeno ne era a conoscenza della ultima sorte. Purtroppo, disse, era morto in ospedale qualche settimana prima, completamente solo, come anche da solo era stato sepolto nel piccolo cimitero dopo una breve messa che lui stesso aveva celebrato nella chiesa deserta. Tutti si rattristarono per qualche istante, pensando a quel poveretto, ma tornarono comunque ognuno alle proprie faccende. Passarono ancora molti giorni e nel frattempo il giornalaio dovette chiudere il suo chiosco, perchè nessuno comprava più giornali. Poco dopo accadde lo stesso con il fruttivendolo, sopraffatto da un vicino supermercato. Serrò bottega anche il panettiere, dal momento che non poteva più pagare il fornaio e il garzone delle consegne. Per ultimi lo seguirono tabaccaio e farmacista, mentre il prete durante ogni omelia invitava i presenti a contribuire il più possibile con le offerte per prestare aiuto ai membri della parrocchia in difficoltà, il cui numero aumentava sempre di più. Mentre alzava le braccia al cielo per presentare l’ostia ai fedeli raccolti in preghiera, si chiese un’ultima volta quale fosse il nome di quello sconosciuto che ogni volta lasciava nel cesto delle offerte una manciata di monete tintinnanti.

 

 

Camillo Bongiovanni

Nasce a Genova quarantacinque anni fa, dove si laurea Ingegneria Edile. Ora, non riuscendo proprio a stare lontano dal mare, vive a Sanremo con sua moglie Cristina, la bull terrier Harley e la gatta Penny. Nel poco tempo libero lasciato dalla professione, cerca di coltivare le sue passioni,  tra le quali la lettura, la sceneggiatura di racconti a fumetti e la cura della sua folta barba.

 

 

L’HOMME INVISIBLE

 

 

 

 

Dans une ville, dont je ne me rappelle plus du nom, vivait un homme.

Cette ville n’était pas très grande, de sorte que chacun connaissait presque tout le monde, beaucoup partageaient même des liens familiaux. Mais l’homme vivait seul et n’avait pas de proches. Certains disaient qu’il était étranger à la ville, d’autres qu’il était autrefois marié à une fille du coin, mais personne n’en était sûr ou ne se souvenait exactement du nom de sa femme ou même si elle avait existé. Tous les matins à la même heure, il quittait sa modeste maison et se promenait toujours dans les mêmes rues, s’arrêtant aux mêmes endroits et dans les mêmes magasins. Si aujourd’hui je demandais aux gens qui l’ont rencontré durant ses promenades, ou aux commerçants qui l’ont servi, quel âge il avait ou quelles étaient ses caractéristiques, personne ne donnerait la même réponse. À qui aurait prétendu qu’il était un homme encore jeune, à qui aurait pensé qu’il était entre deux âges, à qui l’aurait décrit comme un homme d’âge avancé ; certains l’ont décrit comme petit, d’autres de taille normale, d’autres encore évidemment grand. Ses cheveux avaient une couleur irisée, qui variait, selon l’interlocuteur, du blond comme la paille au noir foncé ou même gris, qui tirait parfois au blanc complet. Il y avait aussi ceux qui prétendaient qu’il portait des lunettes, d’autres qui soutenait qu’il voyait très bien sans, d’autres encore étaient sûrs qu’il ne pouvait se déplacer qu’à l’aide d’une canne (ou était-ce une béquille ?) et d’autres qui assuraient qu’il avait une démarche droite et rapide. Le fait est que cet homme, si commun, a traversé la vie de ses concitoyens sans que personne ne s’en aperçoive, silencieux et invisible. Chaque jour, il se rendait au kiosque pour récupérer un exemplaire du journal, chez l’épicier pour acheter des légumes et des fruits, qu’il glissait dans un sac en toile très commun, dans lequel il mettait du pain, de la viande, parfois une bouteille de lait et quelques paquets de cigarettes. On dit qu'il était un fumeur invétéré, alors que d'autres soutiennent encore qu'il gardait ses distances chaque fois qu'il rencontrait quelqu'un avec une cigarette allumée. Après avoir terminé sa promenade quotidienne, il rentrait chez lui, ou du moins on imaginait que c’était le cas, puisque personne ne savait où il habitait. Un an plus tard, vers la fin février, alors qu'il baissait le rideau de sa boutique, le boulanger fut saisi d'un sentiment confus, comme s'il avait manqué quelque chose d'important. Comme il était tard, et qu'il avait hâte d'aller se coucher après cette journée fatigante, il ne s'est pas beaucoup attardé sur ce détail, et il est rentré chez lui en sifflotant. Le lendemain, un événement similaire se produisit chez le marchand de fruits et légumes alors qu'il rangeait les caisses d'oranges dans le magasin, mais comme il en avait encore beaucoup d'autres, il laissa tomber l’idée pendant un moment puis il l’oublia complètement. Quelque temps plus tard, alors qu'il comptait l'argent de la caisse, le boucher se rendit compte que les affaires n'allaient pas très bien ces derniers temps et que les recettes avaient chuté de façon assez inquiétante. À ce moment, en vérifiant les gains de la journée, il se rendit compte qu'un morceau particulier, réservé à un client régulier, était étrangement demeuré sur son étal. Il  demanda à sa femme si elle avait des nouvelles de l'homme qui venait le chercher tous les jours, mais elle ne se souvenait pas l'avoir vu depuis plusieurs jours. Le boucher se rendit au kiosque à journaux, mais le vendeur affirma également qu'il n'avait pas eu de nouvelles de lui depuis quelques semaines. Ensemble, ils interrogèrent le boulanger, qui rejoignit le groupe, lorsque celui-ci décida d'interroger le bûcheron et finalement l'épicier. Ce dernier sembla également tomber des nues lorsqu'on l'interrogea sur le sort du mystérieux client. Soudain, le pharmacien, devenu curieux du fait qu'il ne vendait plus un certain médicament, se souvint que chaque dimanche, il observait l'homme à la sortie de la messe. Ils ont convenu d'aller voir le curé de la paroisse pour se renseigner sur le disparu. Le vieux prêtre les accueillit dans la sacristie et, bien qu'il ne sache pas comment nommer le fidèle étranger, il était au moins au courant de son sort. Malheureusement, dit-il, il était mort à l'hôpital quelques semaines auparavant, complètement seul, car il avait été enterré seul dans le petit cimetière après une brève messe qu'il avait lui-même célébrée dans l'église déserte. Tout le monde fut attristé pendant quelques instants, en pensant au pauvre homme, mais chacun retourna à ses propres tâches. De nombreux jours ont passé et depuis, le marchand de journaux a dû fermer son kiosque, car plus personne n'achetait de journaux. Peu de temps après, la même chose s'est produite avec le marchand de fruits et légumes, concurrencé par un supermarché voisin. Le boulanger ferma aussi boutique, car il ne pouvait plus payer l’ouvrier ni le livreur. Il a été suivi par un buraliste et un pharmacien, tandis que le prêtre, lors de chaque homélie, invitait les personnes présentes à donner autant que possible des oboles afin d’aider les membres de la paroisse en difficulté, dont le nombre augmentait. Alors qu'il levait les bras au ciel pour présenter l'hostie aux fidèles réunis en prière, il se demanda une dernière fois quel était le nom de cet étranger qui laissait à chaque fois une poignée de pièces de monnaie sonnantes dans le panier de quête.

 

(traduction française de Lina Biancarelli)

  

  

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